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Musica per… Emozionarsi! - Musica, Relazione e Memorie

Musica per… Emozionarsi!

Musica, Relazione e Memorie

25 Gennaio 2021




Nell’approfondimento “da dove vengon le emozioni? …e a cosa servono?” la collega Dott.ssa Alice Baso parla del collegamento fra sistema nervoso ed emozioni.

Rimando a quella pagina per un piccolo excursus sull’argomento. Se invece siete interessati ad approfondire questo tema, potete fare riferimento nella pagina di State of Mind.


Anche la musica gioca un suo ruolo nel legame con le emozioni.

Così come accade per tutti gli altri stimoli sensoriali, anche i suoni, le melodie, i ritmi, uditi in circostanze particolarmente cariche dal punto di vista emotivo, possono rimanere indelebilmente impresse nella nostra memoria. Questo fenomeno si verifica con tutti cinque sensi: vale per i suoni, gli odori, i sapori, le sensazioni tattili e le immagini visive.


Il nostro cervello tende ad associare i ricordi e le emozioni, legandoli a doppio filo, quando l’emozione provata è particolarmente intensa. Questo accade tanto per le emozioni che creano uno stato di disagio e malessere (come terrore, disgusto, tristezza) quanto per quelle positive (come la gioia).

Generalmente tendiamo a ricondurre un ricordo ad un’immagine, e per ciò al senso della vista, tuttavia non è così scontato che i ricordi siano esclusivamente di tipo visivo: vi è mai capitato di sentire una canzone e che improvvisamente vi siano sorti ricordi che credevate sepolti? Lo stimolo in questo caso è stato uditivo, non visivo, eppure il ricordo si è manifestato ugualmente ed integralmente (con i suoni, gli odori, le immagini…). Lo stesso vale per degli odori o sapori particolari o per delle sensazioni tattili specifiche.

Perché le emozioni vengono così fortemente associate agli stimoli percettivi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto)?


Le emozioni ci permettono di interagire con il mondo esterno in sicurezza: sono i campanelli d’allarme che ci avvertono quando qualcosa di pericoloso o di buono per noi stessi si sta avvicinando. L’attivazione di questi “campanelli” dipende soprattutto dai cinque sensi, che sono le nostre finestre sul mondo e ci permettono di raccogliere dati su ciò che ci circonda. È bene, allora, associare un determinato odore ad una situazione pericolosa e, quand’anche si verificasse nuovamente quella situazione, recuperare la sensazione di disgusto e paura e allontanarsi dalla zona potenzialmente pericolosa.


Per ulteriori approfondimenti sulle emozioni primarie e secondarie, vi rimando ad un altro articolo di State of Mind, nel quale si fa riferimento al libro di Ekman del 2008: “Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste”.


Cosa c’entra tutto questo con la musica?

La musica è fruibile attraverso uno dei 5 sensi, l’udito, e come tale ha accesso alla memoria emotiva. Ci sono ricordi profondamente connessi a musiche, canzoni, ritmi, suoni, di quando eravamo piccoli o più giovani, che elicitano emozioni specifiche, sia positive sia negative.

Posso giocare con questa connessione emotiva da due punti di vista:


Con i #bambini:

A prescindere dalla fascia d’età, sono molto apprezzati sia la melodia, intesa come successione piacevole di suoni, che il ritmo, come sequenza di suoni della stessa altezza tonale - o con variazioni minime - che si susseguono a velocità differenti.

Con i piccolissimi, in fascia 0-3, la musica permette di veicolare contenuti emotivi di tranquillità, sicurezza, piacere, ma anche di scambiare una conversazione giocosa organizzata in turni (prima suono io, poi suoni tu), di comunicare con gli adulti, o ancora di attivare una particolare attenzione per gli stimoli uditivi musicali (melodia e ritmo).


Con i più grandicelli, 3-5 anni, la musica diventa un gioco che fa stare bene con se stessi e con gli altri. Si ascolta e si gioca, non necessariamente con un obiettivo, ma per il semplice gusto di farlo: si può cantare una divertente filastrocca, si possono battere i mestoli sul pavimento a ritmo con la musica di sottofondo, ci si può muovere assieme al gruppo di coetanei camminando tutti accucciati quando la musica presenta delle sequenze suonate piano e camminando belli diritti quando invece la musica viene suonata forte. Questi sono solo degli esempi di giochi musicali che fanno emozionare i bambini: ridono felici, si arrabbiano, si inorgogliscono, si rattristano, si rilassano, si fanno coraggio…

Con la fascia d’età 6-10 anni, invece, si passa ad attività più strutturate. Sono più grandi e hanno interessi diversi, anche se il gioco e la musica fini a se stessi sono sempre apprezzati. Le attività musicali elicitano senso di competenza, gioia, benessere, ma anche frustrazione, rabbia, imbarazzo, ansia. La parte interessante di tutto ciò è che queste emozioni possono essere ascoltate, vissute, e trasformate: l’imbarazzo può diventare senso di competenza e orgoglio, per esempio, quando vedo che la mia timidezza nell’espormi di fronte al gruppo di compagni non è un problema e quando sono pronta ad esibirmi, ricevo i complimenti da tutti.

Con i #ragazzi:

Adolescenza e preadolescenza sono due periodi di vita particolari in cui si sperimenta il distacco dalle figure di riferimento. La musica, suonata o ascoltata, diventa modalità di espressione dei propri vissuti emotivi che vengono spesso percepiti in modo molto forte. Rispetto a quanto detto sopra, è molto probabile che i ragazzi creino un legame molto forte fra la musica ascoltata o ballata e i ricordi che conserveranno dentro di loro per sempre.


Con gli #anziani:

In musicoterapia il lavoro con i pazienti affetti da Alzheimer o demenze che incidono gravemente sulla memoria si fonda sui ricordi emotivi. Queste persone, in genere anziane, arrivano a non ricordare nemmeno il nome dei propri figli, del coniuge, fino a non avere più consapevolezza nemmeno di se stessi. La musica permette di risvegliare memorie sepolte e di creare un ponte fra il loro mondo e la vita che scorre al di fuori.





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